Tofflonit: in Italia un sito di eccellenza per gli impianti di liofilizzazione
Inaugurato vicino a Novara lo stabilimento di Tofflonit, frutto della joint venture fra il gruppo asiatico Tofflon e Itema. La struttura, che ospita attività produttive e di ricerca, sarà un punto di riferimento per l’industria biofarmaceutica di Europa e Nordamerica.
di Alessandro Bignami
Tofflon ha scelto l’Italia per la creazione di una joint venture che ha l’obiettivo di diventare un polo di eccellenza per la produzione e la ricerca nel settore della liofilizzazione, al servizio del mercato biofarmaceutico europeo e nordamericano. Un investimento che, in partnership con l’italiana Itema, ha già dato luogo alla creazione della società Tofflon Itema Srl (Tofflonit) e all’inaugurazione (leggi l’articolo), lo scorso 16 maggio, di un nuovo stabilimento dagli elevati standard produttivi a Nibbia, nel Comune di San Pietro Mosezzo, in provincia di Novara.
“L’inaugurazione dello stabilimento di Tofflonit a Nibbia è stato il secondo passaggio di questo progetto, dopo la costituzione della joint venture fra Itema e la società cinese Tofflon Science and Technology Group, che era stata annunciata alla fine del 2023”, spiega a ICF Ugo Ghilardi, CEO di Itema Group. “Con l’apertura delle porte a tutti gli stakeholder a maggio, abbiamo mantenuto l’impegno di concludere i lavori entro la primavera del 2024”.
Ugo Ghilardi, quando e da quali premesse è partito il progetto?
“Ha preso il via nel 2021, ancora in piena pandemia, quando il Gruppo asiatico Tofflon individuò in RadiciGroup il forte partner industriale che stava cercando in Europa. Il Gruppo italiano ha a sua volta coinvolto Itema: i fratelli Angelo, Maurizio e Paolo Radici, ai vertici di RadiciGroup, fanno parte infatti anche dell’azionariato di maggioranza di Itema. Itemalab, la società di engineering del Gruppo, ha preso in carico la progettazione dello stabilimento. Il progetto è stato pensato fin dall’inizio per rispondere a due esigenze primarie: una di Tofflon, intenzionata ad espandere la propria attività oltre i mercati asiatici e a rafforzarsi in Europa e Nordamerica; l’altra di Itema, che voleva diversificare il proprio core business, rappresentato dalle tecnologie per l’industria tessile, in particolare macchine e soluzioni per la tessitura, e ampliare lo sguardo verso il settore biofarmaceutico, fortemente innovativo e in veloce espansione in Italia. Attualmente la joint venture vede la partecipazione di Tofflon con il 75% e di Itema con il 25% con l’opzione di salire al 40% entro la fine del 2025. L’investimento nel sito è stato di circa 10 milioni di euro, a cui se ne aggiungeranno almeno altrettanti per i trasferimenti tecnologici”.
Quindi Itema si è occupata di mettere a terra il progetto dello stabilimento, mentre Tofflon fornisce il know how per la produzione dei liofiolizzatori?
“Itema ha messo a disposizione la grande competenza nel lean manufacturing di Itemalab, che ha adattato l’ambiente produttivo alle esigenze dei mercati europeo e nordamericano. Tra queste, c’era la necessità di produrre impianti di liofiolizzazione e di riempimento farmaceutico e alimentare in spazi limitati, minimizzando gli sprechi di tempo e risorse. Con un approccio del tutto nuovo per Tofflon, Itemalab ha così applicato il metodo lean nello sviluppo del layout interno ed esterno, nella logistica e nel coinvolgimento di fornitori italiani per alcuni importanti componenti del sistema di liofilizzazione”.
Cosa viene prodotto all’interno dello stabilimento piemontese?
“Si può dire che la produzione destinata ai nostri mercati avvenga per il 50% in Cina e per il 50% in Italia. Qui le macchine e le parti di macchina provenienti da Tofflon, penso in particolare alle camere di liofilizzazione, vengono adattate o assemblate per essere conformi alla normativa CE. Si tratta spesso di impianti di taglia notevole con esigenze logistiche complesse, che hanno contribuito alla scelta di costruire a Nibbia, località certamente meglio collegata ai porti, in particolare a quello di Genova, rispetto alle valli bergamasche dove si trovano le sedi centrali di Itema e RadiciGroup”.
E il personale come è stato ricercato e coinvolto?
“È stato in larga parte reclutato in Italia, pescando dal bacino di competenze presenti nelle regioni del Nordovest. Per i primi due anni avranno però un ruolo importante anche gli operatori cinesi, che forniranno il know how per l’avvio e il follow up dell’attività produttiva. Va considerato che Tofflon era già presente in Italia da diversi anni con proprio personale per assicurare i servizi di installazione, FAT, SAT e assistenza tecnica per gli impianti di liofilizzazione venduti nel nostro paese. In sintesi, a Nibbia sono impegnati attualmente circa 30 italiani e 20 cinesi, un organico che contiamo di raddoppiare già entro il 2025, per poi crescere ancora”.
Gli impianti di liofilizzazione in uscita da Nibbia verranno distribuiti in tutta Europa e Nordamerica?
“Sì, queste sono le aree target, in cui per altro l’Italia spicca per le sue eccellenze produttive nel biofarmaceutico, circostanza che chiaramente ha influito sulla scelta del nostro paese per la joint venture. È evidente che ci rivolgiamo ai mercati più avanzati, sia per gli standard produttivi sia per il livello della normativa: dunque alla Ue, Italia e Germania in primis, a Usa e Canada”.
Per soddisfare un target così esigente la joint venture investirà anche in innovazione e ricerca oltre che in produzione?
“La ricerca è proprio una delle ragioni esistenziali di Tofflonit, che non si limiterà a produrre macchine e documentazione per la compliance. Intendiamo dar vita a un polo di eccellenza tecnologica per la liofilizzazione: l’attività di ricerca sarà inizialmente collocata al Kilometro Rosso, l’Innovation District di Bergamo. Un obiettivo a cui teniamo molto è inoltre la creazione, all’interno dello stabilimento di Nibbia, di un Competence Center tutto dedicato alla liofilizzazione, che fornirà servizi a 360 gradi sul tema, mettendo a disposizione la grande esperienza di Tofflon. Il centro si aggiungerà agli altri due centri di competenza che la società asiatica ha nel mondo: uno a Milwaukee negli Usa e uno in Cina. Infine, instaureremo forti collaborazioni con le università italiane”.
Tofflon ha creato altre joint venture di questo tipo?
“Ne ha una simile in Giappone, una negli Stati Uniti, seppure dedicata più alla ricerca che alla produzione, e ora ne sta costituendo una in Messico con un partner locale. Certamente l’apertura di Nibbia rappresenta per Tofflon una tappa strategica nella conquista di nuove quote nei mercati occidentali più avanzati, dopo una storia finora prevalentemente legata all’Asia”.
Che strategia avete per i prossimi anni in Italia?
“Stiamo cercando anzitutto di analizzare gli obiettivi verso cui si orienterà l’industria biofarmaceutica europea e in particolare italiana. L’alta qualità tecnologica è necessaria ma non sufficiente per soddisfare le richieste di un settore del genere. Nel nostro paese dobbiamo confrontarci per esempio con uno scenario caratterizzato dalla presenza di molte CDMO, quindi dalla lavorazione conto terzi con le sue peculiarità: accentuata competitività, richiesta di ottimizzazione dei costi energetici e produttivi, dipendenza dall’importazione di principi attivi, spinta sulla digitalizzazione e sulla riduzione delle emissioni. È importante conoscere bene queste dinamiche per poter proporre le soluzioni giuste nel campo della liofilizzazione”.
State partecipando ad eventi di settore in Europa?
“A giugno siamo stati a Francoforte per Achema 2024, dove abbiamo esposto impianti già realizzati a Nibbia. E a ottobre l’appuntamento clou sarà CPhI Milano: in concomitanza con la fiera apriremo le porte della sede di Nibbia ai clienti, che avranno così l’opportunità di visitare il nuovo stabilimento e gli impianti che non è possibile trasferire nei padiglioni di Rho”.