Decarbonizzazione: il ruolo chiave degli strumenti di processo
Da un lato l’adeguamento delle infrastrutture per il trasporto di gas naturale ai blending con quote crescenti di idrogeno. Dall’altro i progetti per la cattura, l’uso e lo stoccaggio della CO2. In qualità di specialista nella strumentazione per la misura e l’analisi dei gas, SICK sta dando un contributo determinante in entrambe queste sfide.
di Alessandro Bignami
La decarbonizzazione è la strada maestra della transizione ecologica che l’industria è chiamata a realizzare nei prossimi decenni. Tra le sfide più urgenti da affrontare spiccano l’adeguamento delle infrastrutture per il gas naturale, che dovranno essere in grado di trasportare crescenti quantità di idrogeno, e la realizzazione di progetti per catturare la CO2, in parte da riutilizzare e in parte da stoccare in profondità. In entrambi i casi, la strumentazione di processo per l’analisi e la misura giocherà un ruolo fondamentale, contribuendo all’ambizione di sviluppare un’industria pulita e a basse emissioni di carbonio. Di questi argomenti abbiamo avuto l’opportunità di parlare con Andrea Galdino, Sales Manager Process Automation in SICK.
Andrea Galdino, a che punto è la transizione ecologica nei settori che seguite e qual è il contributo di SICK in questa direzione?
“Oggi un tema molto vasto, che vede profondamente impegnata la nostra divisione di strumentazione di processo, è quello della decarbonizzazione. Un trend che si declina su diversi fronti: dalla cattura, uso e stoccaggio della CO2 fino al trasporto e all’utilizzo di nuovi vettori energetici, come l’idrogeno. La decarbonizzazione interessa pressoché tutte le attività industriali dove siamo già presenti con i nostri strumenti di misura e analisi, oltre che con i nostri servizi: mi riferisco a chimica, petrolchimica, oil&gas, cementifici, acciaierie, lavorazione di materie prime… Proprio gli end user che conosciamo da tempo, per aver collaborato nelle applicazioni tradizionali, ci stanno sottoponendo ora le sfide più interessanti e innovative”.
Per esempio?
“Molti di loro vogliono adeguare i propri processi e infrastrutture all’utilizzo di vettori energetici innovativi o comunque diversi. In questa fase si sta affermando l’impiego dell’idrogeno in blending con il gas naturale, con la prospettiva futura di usare il solo idrogeno anche per i processi produttivi tradizionali, sfruttando così un’energia più pulita e a basse emissioni di carbonio. È un’evoluzione che si riscontra in tante iniziative internazionali, anche in Italia, sebbene in gran parte ancora in fase di studio di fattibilità e di progetto pilota. Essendo un produttore di strumentazione, SICK investe molto nella ricerca e sviluppo e sta portando avanti sperimentazioni legate proprio alla gestione del gas naturale miscelato con l’idrogeno. Questo ci consente di aiutare i clienti che vogliono spingersi in queste nuove applicazioni a comprendere quali siano le maggiori problematiche tecniche da affrontare”.
State sviluppando strumenti specifici per le applicazioni relative alla filiera dell’idrogeno e alla decarbonizzazione o è sufficiente puntare sulla vostra attuale gamma?
“Siamo impegnati su entrambi i fronti. Abbiamo una parte di portfolio che è già pronta per queste nuove esigenze. Penso ai misuratori di portata per il gas naturale, che sono già certificati per il blending di gas con idrogeno fino al 30%, quindi potenzialmente ben oltre il limite oggi autorizzato in Italia. Il che ci pone in grado di rispondere agli end user che investono guardando ai prossimi 10-15 anni, quando la percentuale di idrogeno verrà progressivamente aumentata.
In parallelo, stiamo sviluppando e potenziando soluzioni specifiche per la misura dell’idrogeno, anche se ancora manca un chiaro quadro regolatorio in merito alla sua misura fiscale. A tal proposito siamo coinvolti, come costruttori di strumenti e sensori, nel tavolo di lavoro europeo per la definizione degli standard relativi alla filiera dell’idrogeno, insieme ad altri attori come le aziende di trasporto, distribuzione, testing e certificazione, oltre agli utilizzatori finali. È necessario mettere insieme tante competenze diverse per stabilire gli standard futuri di questa industria innovativa. Si tratta di un confronto aperto fra chi esprime delle esigenze concrete e chi può sviluppare e offrire le soluzioni per soddisfarle”.
Quali sono i tempi di questa evoluzione?
“Il progetto per la costruzione dell’Hydrogen Platform europea, la nuova infrastruttura per il trasporto dell’idrogeno in Europa, ha un respiro di circa 30 anni. Diversi paesi europei dovranno adeguare la propria rete attuale, in altri casi bisognerà realizzare nuove infrastrutture. L’obiettivo è dunque avere una rete europea per il trasporto e lo stoccaggio di idrogeno entro il 2050”.
Un altro tema chiave è quello della cattura, dell’uso e dello stoccaggio della CO2.
“È infatti l’altra questione che ci sta interessando molto da vicino. Non si tratta di un campo d’azione particolarmente innovativo, ma nel nuovo scenario imposto dalla decarbonizzazione e dallo sviluppo futuro del mercato della CO2 assume un valore cruciale. Anche in questo caso SICK è coinvolta fortemente grazie alla sua gamma di strumenti, tra cui quelli per le misure fiscali e di processo, per l’analisi di qualità del gas, per il rilevamento delle impurità della CO2 sequestrata. In Europa l’attività in questo campo si nota soprattutto nei paesi settentrionali, come Norvegia e Regno Unito. La cattura, l’uso e lo stoccaggio della CO2 sono attività destinate a riguardare uno spettro di processi produttivi sempre più ampio, magari all’interno di una stessa area industriale: impianti petrolchimici, cementifici, centrali elettriche sono tutte realtà che saranno dotate di soluzioni per la cattura della CO2 e al contempo di infrastrutture per il trasporto dell’idrogeno. La CO2 – una volta sequestrata, trattata e pulita dalle impurità – potrà essere usata in parte come nuova materia prima per i processi industriali, e quindi riutilizzata direttamente in loco, mentre la parte rimanente verrà trasportata verso piattaforme offshore o onshore per lo stoccaggio. In questo senso sono già stati avviati alcuni progetti, tra cui, in Italia, quello di Eni e Snam volto alla creazione al largo di Ravenna di uno dei più grandi centri Carbone Capture”.
Per SICK è una nuova opportunità di crescita.
“Certo. Per gestire questi flussi di CO2 la tecnologia di misura è fondamentale. La nostra azienda è coinvolta in alcuni progetti pilota ed è in lizza per degli studi di fattibilità. È una sfida stimolante per noi, anzitutto perché la CO2 non è un fluido semplice da misurare e si può presentare in diverse fasi: gassosa, liquida, oppure densa, fase molto critica perché con caratteristiche intermedie fra gas e liquido. L’obiettivo è offrire una gamma con soluzioni specifiche per ognuna di queste condizioni. A ciò si aggiunge l’analisi della CO2 e delle sue impurità”.
Vi rapportate direttamente con l’end user?
“Con molti collaboriamo già per le applicazioni tradizionali e quindi li conosciamo bene. Altri interlocutori primari sono le società di ingegneria, che si stanno muovendo con crescente convinzione sulla strada della decarbonizzazione. È importante, infine, confrontarsi con gli enti e le società che contribuiscono a stabilire gli standard di analisi e misura nei diversi processi”.
La decarbonizzazione pone anche nuove sfide in termini di sicurezza?
“Dedichiamo al tema della sicurezza la massima attenzione. La filiera dell’idrogeno ha infatti dei fattori di rischio peculiari, tra cui l’esplosività e la tenuta dei prodotti sottoposti a pressione. Ecco perché SICK ha realizzato una serie di studi non solo sulla precisione della misura, ma anche sul controllo delle condizioni di sicurezza, in termini appunto di tenuta pressione e di possibili perdite in fase di trasporto, cui l’idrogeno è più soggetto rispetto ad altri gas. Abbiamo inoltre definito gli standard per ottenere la certificazione elettrica e per adeguare le infrastrutture di trasporto del gas naturale a quello di gas miscelato con idrogeno”.
Fornite servizi specifici per l’assistenza da remoto?
“Stiamo sviluppando un’innovativa serie di soluzioni software per potenziare ulteriormente il nostro supporto da remoto. Su questo aspetto cerchiamo di sensibilizzare il cliente, che per questioni di riservatezza pone spesso dei limiti all’accesso ai propri sistemi da parte dei fornitori esterni. Inoltre, molti preferiscono ancora vedere il tecnico in campo. In realtà oggi l’aumento della disponibilità dei dati ci mette nelle condizioni di poter svolgere molti interventi senza la necessità di recarsi in loco. SICK sta investendo molto sul fronte della cybersecurity, potenziando lo staff interamente dedicato a questo tema. Anche nella filiale italiana è stata inserita una figura altamente specializzata dedicata solo alle soluzioni di digitalizzazione e sicurezza informatica. Oggi sono competenze irrinunciabili già a partire dal primo contatto commerciale”.