Texpack: 30 anni di continue sfide
Intervista a Simonetta Ghisi, AD di Texpack, leader nelle guarnizioni industriali: “Tanti i traguardi di cui siamo orgogliosi. Ma non possiamo fermarci per guardare indietro e godere dei risultati raggiunti: ogni anno porta nuove prove da affrontare”.
di Alessandro Bignami
Non è mai il momento di sedersi e di volgersi indietro per osservare e godersi i risultati raggiunti. Ogni anno infatti porta nuove sfide, spesso alzando l’asticella delle difficoltà da superare. Ma questa consapevolezza non toglie a Simonetta Ghisi, amministratore delegato di Texpack®, il senso di orgoglio per i 30 anni di storia dell’azienda, fondata e guidata insieme al marito Giorgio Lanza, fino alla sua scomparsa nel 2020, nella fase iniziale della pandemia.
Texpack, che ha sede ad Adro (BS), è leader nella produzione di trecce, nastri, filotti, tessuti, calze per isolamento termico ad uso dinamico per pompe e valvole. Produce e commercializza guarnizioni industriali di differenti tipologia e misura, offrendo una gamma completa di sistemi di tenuta e prodotti per alte temperature, cui si aggiunge una linea di prodotti per la manutenzione di caminetti e stufe dedicata al mercato consumer.
Con Simonetta Ghisi, oggi sola alla guida di Texpack pur con il supporto dei figli Camilla e Antonio, abbiamo avuto l’opportunità di fare il punto in occasione del trentesimo anniversario dell’azienda, che nella sua storia ha affrontato e superato tante sfide.
Simonetta Ghisi, avete appena festeggiato i primi 30 anni.
“Texpack mosse i primi passi a cavallo fra la fine del 1993, quando iniziò come attività individuale, e l’inizio del 1994, con l’apertura della Srl. Ecco perché, dopo una prima celebrazione prima dello scorso Natale, quest’anno avremo ancora un momento di festa”.
Di cosa è più orgogliosa rispetto a questo lungo percorso?
“Guardandomi indietro, provo orgoglio prima di tutto per come siamo riusciti a superare le difficoltà degli inizi. Furono anni impegnativi e complessi, in cui affrontammo la sfida della transizione dall’amianto ai materiali sostitutivi. Da allora l’azienda ha continuato a crescere e a strutturarsi. Sono fiera dei diversi traguardi raggiunti. Ma mi sono presto resa conto che non viene mai il momento per sedersi e godersi i risultati ottenuti. In ogni anno appare un nuovo ostacolo da superare, una nuova criticità da risolvere. Basti pensare solo all’ultimo periodo: la pandemia, la carenza di materie prime, la rottura delle catene di approvvigionamento, l’inflazione e ora le guerre ai confini dell’Europa. Insomma per chi fa impresa non esiste ‘comfort zone’, anche quando uno magari se la meriterebbe. Bisogna essere sempre pronti a rimettersi in gioco, ad adattarsi alle diverse dinamiche che si presentano, con l’obiettivo di continuare a far evolvere l’azienda. Prima al timone eravamo in due, io e mio marito Giorgio Lanza. Oggi sono da sola, con il supporto dei miei figli Camilla e Antonio Lanza, che stanno formandosi e devono fare ancora tanta esperienza. In questi anni la mia responsabilità è dunque aumentata, ma da tanto tempo, quantomeno, sono circondata da un team affiatato e competente. Bisogna continuare su questa strada e allargarsi a nuove figure che ci consentano di rendere ancora più efficienti le dinamiche aziendali. I cambiamenti sono sempre più veloci e, rispetto alle prime tappe della nostra storia, il modo di lavorare è decisamente diverso.
State lavorando su prodotti innovativi?
“Il nostro settore non è particolarmente sensibile alle innovazioni o alle ultime tendenze. Una volta che un processo funziona bene, è difficile che venga modificato per adottare un nuovo tipo di guarnizione. Si fa innovazione più che altro nel caso di applicazioni speciali e uniche, ma proprio per questo non standardizzabili come si fa con i prodotti a catalogo. Se proprio vogliamo parlare di trend, noto che, con i conflitti internazionali e gli attacchi alle navi commerciali nel Mar Rosso, la scelta del made in Italy diventa sempre più strategica, oltre che prestigiosa e sicura. E questo chiaramente ci avvantaggia nella competizione con i prodotti importati dall’Asia”.
Avete installato nuovi macchinari in produzione?
“In questi anni abbiamo investito molto in tecnologie innovative, grazie in particolare alle agevolazioni del piano Industria 4.0. Uno degli inserimenti più recenti riguarda la macchina per il taglio lastre, che ci ha consentito di migliorare ulteriormente la produzione di guarnizioni. L’acquisto era stato pensato inizialmente per soddisfare soprattutto le richieste di quantità limitate e urgenti. Ma l’utilizzo della nuova macchina di taglio sta aumentando ed è destinato a supportare in modo strutturale la nostra produzione complessiva. Stiamo investendo anche nella sede, per dotarla di un ingresso e di un’insegna in grado di identificarci sempre di più, e nella partecipazione a fiere internazionali di diversi settori”.
Come vede i prossimi mesi?
“Il 2024 è cominciato con un ritmo piuttosto blando. La grave situazione internazionale si fa ovviamente sentire. L’embargo verso la Russia ha provocato la carenza di alcune materie prime che richiederà anni per essere compensata con valide alternative. Credo comunque che si tratti di una fase di assestamento dopo il calo di fine 2023, che dovrebbe preludere a una ripresa nella seconda parte del 2024. Sono cicli di rallentamento e accelerazione che da alcuni anni caratterizzano l’economia”.
Il problema dell’approvvigionamento delle materie prime è del tutto rientrato?
“La situazione è migliorata anche perché la domanda si è calmata dopo il rimbalzo successivo al Covid. I conflitti internazionali e in particolare la questione del Mar Rosso rischiano però di avere pesanti ripercussioni nei prossimi mesi, facendo lievitare ritardi e costi delle materie prime. È anche lo scotto che l’Europa paga dopo aver delocalizzato molte produzioni e reso la propria economia troppo dipendente dagli altri continenti”.