Nel 2022, l’Italia è stata la 18^ destinazione al mondo per capitali esteri con 20 miliardi di dollari, rispetto ai 35 della Spagna e ai 36 della Francia. Per consolidare la ripresa economica del Paese nel medio-lungo termine è fondamentale un netto miglioramento della capacità dell’Italia di attrarre investimenti dall’estero, soprattutto in quei settori chiave e più strategici che presentano un’alta intensità di R&S, moltiplicatori dell’attività economica elevati, occupazione qualificata e che producono beni e servizi con ricadute positive sulla qualità di vita dei cittadini. Il settore farmaceutico, che detiene ormai da tempo una posizione di leadership in Europa e concorre in maniera determinante alla crescita e allo sviluppo dell’economia italiana ed europea, presenta tali caratteristiche.
Un approfondimento sull’argomento è stato presentato durante il 49° Forum di Cernobbio: il Libro Bianco “Aumentare l’attrazione degli investimenti esteri per la competitività del Sistema-Italia. Quale strategia per l’industria farmaceutica”, realizzato da The European House-Ambrosetti con il supporto di IAPG (gruppo aziende farmaceutiche italiane a capitale americano) e EUNIPHARMA (gruppo aziende farmaceutiche italiane a capitale europeo e nipponico) ha misurato, per la prima volta, il valore generato dalle aziende farmaceutiche a capitale estero per il sistema socio-economico.
“In tutti i Paesi sviluppati il settore della Salute è tra i più importanti e dinamici. È investito da una grande ondata di innovazione nelle terapie e nelle modalità di cura. L’Italia deve definire una strategia di medio-lungo periodo, che miri a fornire servizi di alta qualità agli utenti e a posizionare la ricerca e la filiera industriale sugli standard interazionali più avanzati”, ha affermato Daniele Franco, già Ministro dell’Economia e delle Finanze del Governo Draghi e portavoce della ricerca. “Il miglioramento dell’assetto regolamentare è cruciale per facilitare l’innovazione nelle cure, potenziare la ricerca, attrarre gli investimenti esteri e sostenere i processi di crescita delle imprese italiane”.
Sempre nel 2022, l’Italia ha raggiunto un valore di produzione farmaceutica di oltre 49 miliardi di euro, un Valore Aggiunto diretto di 10,7 miliardi di euro che sale a 34,4 se si considerano anche le forniture attivate e i consumi indotti, e investimenti complessivi pari a 3,3 miliardi di euro, di cui 1,4 destinati agli impianti di produzione e 1,9 alla R&S. Ulteriore elemento distintivo è la forza lavoro altamente qualificata, con il 54% degli occupati laureati (rispetto al 21% rilevato nell’industria) e un’occupazione femminile superiore agli altri settori, attestandosi al 44% rispetto al 29% della media manifatturiera e raggiungendo il 53% nella R&S.
Il settore, che già oggi rappresenta il 2% del PIL, potrebbe generare ulteriore ricchezza e crescita economica se si creasse un environmentpiù favorevole ad aumentare gli investimenti dall’estero e si sostenesse la ricerca e l’innovazione del settore. Tra i settori manifatturieri, il farmaceutico è il primo settore per quanto concerne il peso delle multinazionali a capitale estero sul totale delle imprese in termini di Valore Aggiunto (49,3%), export (74,4%) e occupati (50,4%), detenendo inoltre anche la leadership in termini di produttività (il valore aggiunto per addetto è pari a 145.000 euro) e salari (il costo del lavoro per addetto è pari a 79.000 euro).
Le aziende a capitale estero non solo rappresentano un importante “finestra” del nostro Paese sul mondo della R&S internazionale, ma presentano anche alcuni tratti distintivi che le rendono un motore trainante e un forte stimolo per l’innovazione, la crescita e la competitività dell’intero settore, con un’incidenza in termini di valore della produzione maggiore del 60% e un’elevata propensione alla ricerca di farmaci e terapie all’avanguardia e trasformative di alcune delle patologie più impattanti, investendo oltre il 90% degli investimenti in ricerca clinica del Paese. Nello specifico, l’analisi contenuta nel Libro Bianco evidenzia come 47 aziende associate a IAPG ed EUNIPHARMA generino un valore della produzione significativo, pari a 29,3 miliardi di euro nel 2022 (60% dell’intero settore), e in crescita a ritmi superiori rispetto ai benchmark.
In Italia, queste 47 aziende impiegano oltre 31.400 persone (il 46% dell’intero settore farmaceutico) contribuendo al contrasto di alcuni dei principali squilibri occupazionali del Paese, tra cui l’instabilità dei contratti e la scarsa presenza e valorizzazione della componente femminile. In aggiunta, mostrano una particolare attenzione all’equità di genere (48,4% donne occupate), all’occupazione giovanile (7,8% del totale) e alle retribuzioni salariali (1,3 volte rispetto alla media del mercato). Così come a livello economico, gli impatti positivi non si limitano al contributo diretto ma riguardano anche l’indiretto e l’indotto: per ogni persona direttamente occupata dalle aziende a capitale estero in Italia, si attivano ulteriori 5,4 posti di lavoro nell’intera economia, per un totale che supera i 200.000 occupati.
Il contributo delle aziende a capitale estero riguarda anche la prevenzione e la cura di alcune delle patologie più impattanti in termini di mortalità, qualità della vita e costi per il sistema sanitario e di welfare.