Emilos: vibrovagli compatti e su misura
L’azienda continua a innovare la tecnologia di setacciatura, con progetti unici e lo sviluppo di macchine in grado di rispondere agli stringenti requisiti dell’industria farmaceutica.
di Alessandro Bignami
La setacciatura è un’operazione fondamentale nell’industria di processo, al fine di ottenere un prodotto sicuro e uniforme. Non richiede una tecnologia sofisticata, però per eseguirla al meglio occorrono vibrovagli affidabili, di facile uso, pulizia e manutenzione, e soprattutto costruiti su misura per un’applicazione e un ambiente produttivo specific.

Simone Solimè, responsabile tecnico e socio di Emilos
La capacità di realizzare vibrovagli che rispondono a tutte queste caratteristiche ha consentito ad Emilos di allacciare relazioni di fiducia in tanti settori produttivi e di crescere anche nel mercato farmaceutico, che presenta i più stringenti requisiti di igiene e sicurezza. Con Simone Solimè, responsabile tecnico e socio dell’azienda, nonché figlio del fondatore Luigi Solimè, abbiamo ricapitolato le tappe principali della storia aziendale e approfondito alcune caratteristiche della gamma produttiva e dell’approccio al mercato.
Simone Solimè, come è iniziata la vostra attività, oltre 35 anni fa?
“L’azienda è stata avviata da mio padre che, dopo aver fatto delle esperienze in altre aziende, decise di mettersi in proprio. Subito depose i primi brevetti, sviluppando delle macchine innovative per la setacciatura: mise a punto un vibrovaglio molto più leggero di quelli allora disponibili, interamente in acciaio inossidabile e, per la prima volta, con il motovibratore flangiato alla base. Ciò consentì di non dover dipendere più dai cataloghi sul mercato per i vibratori e i relativi ricambi”.
Quindi i motovibratori sono sviluppati direttamente da voi?
“Li facciamo realizzare ad hoc da nostri partner specializzati, dato che ognuno deve concentrarsi ovviamente sul proprio core business. Ma, per poter essere flangiati sui nostri vibrovagli, i motovibratori devono essere costruiti in base alle nostre specifiche tecniche. Un’altra innovazione decisiva è stata introdotta con il sistema di tensionamento della rete, che prima veniva comunemente elettropuntata o rivettata sull’anello.
Con la realizzazione dell’anello a doppia gola, mio padre rese i clienti del tutto autonomi per la sostituzione della tela. Altrimenti per questa operazione sarebbe stato necessario un nostro intervento sul posto, che avrebbe fatto lievitare tempi e costi, soprattutto per le macchine installate all’estero. Questi accorgimenti, semplici eppure geniali, hanno contribuito ad alzare drasticamente le prestazioni e la competitività delle nostre macchine”.
A quali settori vi siete rivolti nel corso degli anni?
“L’azienda iniziò dedicandosi al settore ceramico, ma per ovviare alle molteplici crisi dell’edilizia ha imparato negli anni a diversificarsi, approcciando anzitutto l’industria alimentare. Introducemmo per primi i vibrovagli nella filiera lattiero casearia, per esempio per il trattamento del siero prima del suo arrivo nella centrifuga scrematrice. Il vibrovaglio evita che nella centrifuga si accumuli troppo prodotto solido, che avrebbe l’effetto di intasarla e di richiedere frequenti cicli di autopulizia o interventi manuali, con il prolungamento notevole dei tempi di processo.
L’installazione del vibrovaglio ha risolto questo problema e per di più ha reso disponibili degli scarti di lavorazione che ora vengono utilizzati nella produzione, per esempio, di formaggi fusi. Altri segmenti alimentari interessanti per le nostre macchine sono il pet food e la lavorazione della patata, compresi l’estrazione dell’amido e il recupero e la pulizia dell’olio di frittura: quest’ultimo viene setacciato a 200°C in modo da togliere quelle particelle di patatine fritte che diventerebbero nere o che annerirebbero l’olio.
Il vibrovaglio può spaziare insomma su tanti settori, tra cui il chimico-farmaceutico, la filtrazione delle acque di processo, le materie plastiche e la gomma, il riciclo, i liquami per il biogas e altri ancora. Oggi gestiamo un parco clienti così eterogeneo da permetterci di compensare i settori in eventuale sofferenza”.

Vibrovaglio CRX 600 per il settore farmaceutico
Quanto è strategico oggi per voi il settore farmaceutico?
“Sta crescendo di importanza, grazie alla nostra proposta di soluzioni specifiche per le sue esigenze. Già una quindicina di anni fa avevamo nella gamma una serie di macchine valide e apprezzate anche in questo settore. Ma il design dei vibrovagli presentava ancora delle zone di ristagno e piccoli spigoli che non consentivano di soddisfare del tutto gli esigenti requisiti di igiene e sicurezza dell’industria farmaceutica.
Abbiamo così sviluppato il vibrovaglio CRX, caratterizzato da un fondo con una forma conica centrale e un toroide esterno, in totale assenza di zone di ristagno, e dotato di guarnizioni con materiali certificati, tra cui il silicone platinico.
Il corpo della macchina è in acciaio inox Aisi 316L nelle parti a contatto con il prodotto e 304L nelle parti restanti. La sua forza sta inoltre nella compattezza, nella semplicità costruttiva e nella comodità d’uso: sul disco di base viene collegato direttamente il vibratore, consentendo al vibrovaglio di non superare l’altezza di 600 millimetri da terra, facilitando così le operazioni di pulizia e smontaggio. È una soluzione ideale per una setacciatura di qualità. La serie CRX ha già trovato ottimi riscontri sia nel pharma sia nell’alimentare”.

CRXc 1200
Quali sono le caratteristiche che differenziano i tanti vibrovagli che compongono la vostra gamma?
“Ogni modello si differenza principalmente per la taglia. Si va da un diametro di 450 mm fino a quasi 2 metri. I modelli più avanzati e concepiti per una setacciatura più fine sono rappresentati dalle serie CRX e CRS, che vengono applicate soprattutto nei settori farmaceutico e alimentare.
La serie SL è invece una delle nostre prime produzioni, ancora oggi un cavallo di battaglia per una setacciatura entry level di liquidi e solidi. Alcuni vibrovagli possono differenziarsi per delle funzionalità specifiche. Penso alla serie SC, che viene montata direttamente sull’impianto e che presenta una modalità di scarico centrale con la vibrazione trasmessa da due motori laterali: ciò permette un’integrazione più semplice all’interno di una linea già costruita e con poco spazio a disposizione.
Solitamente vengono impiegati per operazioni di sgrossatura e controllo, che trattengono solo i corpi estranei, avendo reti dai 500 micron fino ai 5 mm di luce/maglia. Per esempio, quando un operatore taglia e svuota un sacco nel mixer, può rompersi la lama del cutter, oppure staccarsi un pezzo di carta o la cordina del sacco: il vibrovaglio impedisce che questi elementi accedano alla fase di premiscelazione. Poi abbiamo i canali vibranti, che sono vibrovagli rettangolari stretti e lunghi, adatti al trattamento di grandi pezzature nelle industrie alimentari e non solo”.
Costruite prevalentemente soluzioni a misura delle specifiche esigenze dell’utilizzatore?
“Sì, sono tutti progetti praticamente unici, soprattutto quando riguardano l’industria alimentare e farmaceutica. La macchina va sempre personalizzata perché le esigenze di setacciatura possono cambiare molto a seconda dell’applicazione. Il nostro approccio al cliente parte dunque da una totale disponibilità all’ascolto, finalizzata a comprendere bene cosa deve essere setacciato, con quali tempi e volumi, e quali sono gli spazi disponibili per la sua installazione.
A quel punto si calcola il diametro della macchina e si disegna un progetto preliminare che, una volta confermato, viene seguito dai vari passaggi della produzione fino ai test FAT e SAT, quest’ultimo direttamente sull’impianto del cliente. Il vero standard per noi, insomma, è diventato la customizzazione della macchina”.
Le tensioni internazionali e commerciali che crescono, anche a colpi di dazi, vi impensieriscono?
“Certamente ci preoccupano, anche se ci coinvolgono in modo indiretto, dato che, se è vero che ci sono molti vibrovagli Emilos installati nel mondo – in Europa, Nordafrica, America, persino in Australia – per lo più vengono venduti a impiantisti italiani, che poi gestiscono l’esportazione”.

SC 450 coni alti
Quando vi capita invece di interagire direttamente con l’utilizzatore finale?
“Di solito capita quando il cliente ha già l’impianto in funzione e si è reso conto di aver bisogno di un controllo da effettuare con un vibrovaglio. Oppure hanno già una nostra macchina e, in fase di ampliamento delle linee di produzione, vogliono aggiungerne altre o inserire modelli nuovi e adatti a una setacciatura più fine. Le relazioni più continuative sono però con i costruttori di impianti”.
.
Cosa prevede per il 2025?
“È davvero difficile abbozzare delle previsioni. Soprattutto dopo l’esperienza del 2024. A inizio anno sembrava che le cose andassero a rilento e mi aspettavo dei risultati finali poco brillanti. Fortunatamente mi sono dovuto ricredere, visto che stiamo per chiudere l’anno con una crescita del 45%! Quindi preferisco non sbilanciarmi sul 2025, anche se ovviamente l’obiettivo è sempre quello di fare meglio.
Per avere il polso della situazione ascolto con attenzione i miei fornitori, per esempio quelli dai cui acquisto l’acciaio o la viteria: in effetti mi descrivono le acque stagnanti in cui navigano molte realtà industriali. Però la setacciatura è un’operazione di cui ancora tanti produttori non hanno compreso fino in fondo l’importanza, il che ci dà ancora grandi potenzialità di crescita. Il vibrovaglio non è una tecnologia sofisticata, certo, ma in una produzione farmaceutica è fondamentale per la sicurezza e l’uniformità del prodotto finale”.

SL 1200